I rabbini si chiedevano: “Chi prega veramente e di più: il credente o Dio?” e concludevano che “Dio prega gli uomini molto di più di quanto gli uomini facciano con Lui”, il che è come dire che Dio non sta solo alla fine del cammino di conversione, ma anche all’inizio. Celebrare i cento anni da quando i Salesiani hanno posto la loro tenda tra le antiche tende di San Bernardino vuol dire in fondo restituire all’esperienza biblica dell’esodo la sua attualità. Anche quando è stanziato in Canaan il popolo di Dio non cessa di sentirsi in cammino e straniero, sempre pronto a intraprendere una nuova via di liberazione. Del resto la vocazione di Abramo è quella di un pellegrino destinato ad andare oltre il deserto, oltre la prova, oltre la tentazione, oltre il peccato, oltre se stesso. Un andare oltre quale cifra metaforica di una storia di religiosi che ha attraversato i secoli in questa fascia di terra clarense sita oltre la ferrovia: prima i francescani, poi i gesuiti, quindi i benedettini e, dal 23 settembre 1926, i salesiani.
La tradizione orientale, nel solco di Ulisse, ma diversamente dal suo ripiegamento nostalgico, sa bene la simbolica fondamentale del cammino e ci restituisce tre modi diversi di muoversi: quello di chi, come i mercanti, viaggia con i piedi; quello di chi, come i sapienti, cammina con gli occhi; e infine quello di chi, come i pellegrini, va in cerca del mistero profondo che si annida nei luoghi santi.
È bello così preparare, peregrinantes in spem, l’anno incipiente del centenario salesiano, consapevoli che la grazia che ha abitato e abita i luoghi della vita consacrata in san Bernardino non cessa di promettere occasioni di incontro con quella Vita che fa nuove tutte le cose.
Entrando nel primo chiostro – dove il servo di Dio don Silvio Galli ha accolto per decine di anni poveri provenienti da tutto il territorio lombardo – ci si può imbattere in un antico pozzo: e subito viene alla memoria l’incontro avvenuto nelle calde ore del giorno tra una donna di Samaria e il Signore e quelle parole: “Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità”.
don Eugenio Riva SDB
Direttore
Chiari, 31 gennaio 2025
«Miei cari Benefattori e mie care Benefattrici, io debbo sciogliere un debito verso di voi e così soddisfare ad un grande bisogno del mio cuore. Il debito che io debbo sciogliere è quello della gratitudine per tutto ciò, che voi avete fatto coll’aiutarmi nell’educare cristianamente e mettere sulla via della virtù e del lavoro tanti poveri giovinetti, affinché riuscissero la consolazione della famiglia, utili a se stessi ed alla società, soprattutto affinché salvassero la loro anima e in tal modo si rendessero eternamente felici. Senza la vostra carità io avrei potuto fare poco o nulla, colla vostra carità abbiamo invece cooperato colla grazia di Dio ad asciugare molte lacrime e a salvare molte anime».